giovedì 31 marzo 2011

Un quinto dei vertebrati a rischio estinzione, ma la conservazione funziona

Un quinto delle specie di vertebrati sono a rischio estinzione, e la situazione sarebbe ancora peggiore se non fosse per gli attuali sforzi di conservazione della biodiversità. Ad affermarlo è il più vasto studio mai condotto sulla situazione complessiva dei vertebrati presentato in occasione della X Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità delle Nazioni Unite (CBD) in corso a Nagoya, in Giappone.


Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, ha preso in particolare considerazione i vertebrati, analizzando la situazione di 25.000 specie inserite nel Libro Rosso delle specie in pericolo dello IUCN. Risulta che 50 specie di mammiferi, uccelli e anfibi si avvicinano sempre più all'estinzione in conseguenza dell'espansione dell'agricoltura, della deforestazione per ricavare legname, del sovrasfruttamento del territorio e dell'invasione di specie alloctone.

Se lo studio conferma numerose altre analisi che hanno lanciato l'allarme sulla perdita di biodiversità, è peraltro il primo che documenta in modo chiaro che gli sforzi per la conservazione hanno un impatto positivo sulla situazione. Senza le azioni intraprese in questo senso, la biodiversità sarebbe diminuita di un ulteriore 20 per cento.

In particolare viene sottolineato come 64 specie di mammiferi, uccelli e anfibi abbiano visto migliorare la propria situazione in seguito a iniziative di conservazione, fra cui tre specie che erano estinte in natura e che sono state reintrodotte con successo: il condor della California (Gymnogyps californianus), il furetto dai piedi neri (Mustela nigripes), negli Stati Uniti, e il cavallo di Przewalski (Equus ferus), in Mongolia. Più in generale, circa il 9 per cento delle specie a rischio mostrano popolazioni in aumento.

Lo studio indica che la percentuale delle specie a rischio fra i vertebrati varia dal 13 per cento degli uccelli al 41 per cento degli anfibi. Pur essendo focalizzato sui vertebrati, lo studio riporta alche alcuni dati relativi ad altre specie inserite nella "Lista rossa" dello IUCN, come il 14 per cento delle fanerogame marine, il 32 per cento dei gamberi di fiume e il 33 per cento dei coralli che formano barriere.

Lo studio è corredato da numerose proiezioni, sul declino della biodiversità nel XXI secolo, che mostrano peraltro un ampio ventaglio di esiti, dipendenti in buona parte dalle scelte di politica ambientale che verranno fatte nel corso dei prossimi decenni.

"La conservazione della biodiversità è una sfida che intimidisce e che richiede una solida base di informazioni scientifiche e un chiaro quadro teorico: la Red List Partnership, di cui fa parte la nostra Università - ha osservato Luigi Boitani, dell'Università 'Sapienza' di Roma, che ha partecipato allo studio - è una combinazione unica di centri di eccellenza che condividono la responsabilità dell'avanzamento della scienza della valutazione della biodiversità di mantenere aggiornate le informazioni sulle tendenze della biodiversità. L'espansione della copertura della specie e del monitoraggio della loro situazione nel tempo è un intervento che non è più possibile rimandare."

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